Dall'archivio di Calciopiù - C'era una volta Mattia Bani nelle giovanili dilettanti
Testa e dinamismo (ma anche qualche gol)
Dalla Rufina al Genoa, nel mezzo tanta Fortis e le parentesi a Pontassieve e Figline: Luciano Sgai, Riccardo Parentelli e Franca Francini raccontano il difensore che dal Mugello è arrivato in Serie A
Ne ha fatta di strada prima di diventare un calciatore affermato. Sempre con determinazione, ambizione e voglia di arrivare. Audax Rufina, Fortis Juventus, Pontassieve, poi ancora Fortis, Figline e quindi di nuovo Fortis. Poi è arrivato il salto nei professionisti con il trasferimento al Genoa, la gavetta alla Reggiana, le stagioni in Serie B con la Pro Vercelli e poi la Serie A con le maglie di Chievo Verona, Bologna, Genoa e adesso Parma, in prestito proprio dai rossoblù. Insomma, non è stata proprio una passeggiata la carriera calcistica di Mattia Bani, difensore classe 1993 della Rufina.
E proprio alla Rufina il piccolo Mattia inizia il suo percorso nel mondo del pallone, trascorrendo i primi anni nella scuola calcio. Nella stagione 2004/2005 si trasferisce poi alla Fortis Juventus, dove rimane fino al campionato 2010/2011 fatta eccezione per due parentesi a Pontassieve nell'anno dei Giovanissimi regionali e a Figline con gli Allievi nazionali.
«È cresciuto qui da noi» racconta Luciano Sgai, responsabile del settore giovanile e presidente dell'Fcd Borgo San Lorenzo. «Lo abbiamo avuto negli anni degli Esordienti e dei Giovanissimi B allenato da Massimo Bruni: me lo ricordo bene perché giocava in squadra con mio figlio. È tornato poi nella stagione 2008/2009 per disputare il campionato Allievi B di merito sotto la guida di Massimo Santoni, infine nel 2010/2011 quando fu aggregato alla prima squadra allenata da Roberto Galbiati». Non giocò negli Juniores, dagli Allievi nazionali del Figline passò direttamente alla prima squadra biancoverde in Serie D, «poi a gennaio andò al Genoa», aggregato alla Primavera. «Qui alla Fortis giocava prevalentemente come centrale difensivo mentre nell'anno degli Allievi B alternava il ruolo di terzino sinistro a quello di centrale» racconta Sgai. «È sempre stato un ragazzo di grande prospettiva: aveva caratteristiche superiori ai compagni, spiccava sul resto della squadra. E soprattutto era un bravo ragazzo, si è sempre sacrificato molto. Abbiamo mantenuto buonissimi rapporti sia con lui sia con la famiglia; d'estate spesso è venuto a trovarci. Si ricorda della Fortis, di fatto è cresciuto qui. E per noi averlo avuto è una soddisfazione grande, è un riconoscimento per il lavoro che svolgiamo».
Dinamismo e caratteristiche da professionista
Il percorso calcistico di Bani ha fatto tappa anche a Pontassieve. In biancoazzurro è rimasto un solo anno, quello dei Giovanissimi regionali nella stagione 2007/2008, a guidarlo in panchina c'era Riccardo Parentelli, oggi allenatore degli Juniores e responsabile tecnico del Pelago. «Mi ricordo bene di Mattia» racconta Parentelli «tra tutti quelli che ho allenato in questi anni è stato l'unico che è venuto fuori. E mi ricordo bene anche di questa stagione con i Giovanissimi regionali del Pontassieve: avevo un bel gruppo, disputammo un buon campionato e vincemmo anche diversi tornei. All'epoca non c'era ancora l'élite, avevamo nel girone squadre del calibro di Cattolica Virtus, Olimpia e Floria. Vincemmo poi la Nike Cup e il torneo Melarancio».
Dopo il percorso con la Fortis Juventus Bani arriva al Pontassieve: si ricorda come avvenne il passaggio tra le due società, tra l'altro entrambe protagoniste nel campionato Giovanissimi regionali? «Il Pontassieve 1993 era una bella squadra, l'anno precedente vinse il campionato Giovanissimi B. Mattia aveva anche qualche amico in squadra, e poi abitava a Rufina: credo che la scelta fosse dettata anche da una questione logistica». Durante quella stagione Bani si mise molto in evidenza, era impossibile non notarlo quando giocava: «All'epoca non aveva ancora un gran fisico ma era un giocatore molto dinamico, arrivava sempre in anticipo sul pallone e l'avversario non gli andava mai via. Lo facevo giocare come esterno difensivo a sinistra, spesso anche a centrocampo. Quando giocava sull'esterno faceva bene tutte e due le fasi, rientrava e si proponeva sempre in fase offensiva. Saltava bene di testa e aveva anche un bel destro; con la dinamicità che possedeva non si stancava mai. Tra l'altro devo ancora pagargli una pizza» racconta Parentelli «Gli dicevo sempre: 'Tanto non lo fai mai gol' e invece una volta segnò».
Bani era il punto di riferimento di quel Pontassieve, ma tutta la squadra insieme a lui girava bene: «Alla fine di quell'annata fummo la formazione dei quattro gironi regionali che ebbe la serie più lunga di partite utili consecutive. Disputammo un ottimo campionato e ci qualificammo anche per il Torneo regionale. Mattia ovviamente spiccava sugli altri e sia dal punto di vista difensivo sia da quello propositivo elevava la qualità della squadra». E anche caratterialmente aveva tutte le caratteristiche per arrivare in alto: «Era un ragazzo scherzoso e sapeva stare in gruppo. Questo sicuramente gli ha giovato, così come non mollare mai: tra allenamenti e partite cercava sempre di dare il massimo. Nonostante la giovane età, nel suo piccolo aveva già professionalità; non è un aspetto scontato per un ragazzo di quell'età».
E tutto questo Bani se l'è portato dietro nel proseguo della sua avventura calcistica, fino alla Serie A. Rispetto a tanti altri colleghi, entrati nei settori giovanili professionistici già da bambini, Bani ha fatto il salto soltanto a gennaio 2011 con l'arrivo al Genoa. Parentelli in cuor suo ha sempre creduto che Mattia sarebbe potuto arrivare: «Magari all'epoca non aveva ancora una tecnica sopraffina, ma aveva le qualità per affrontare il professionismo: testa, volontà e capacità. Era talmente dinamico che era una spanna sopra gli altri. Quando è arrivato negli Allievi nazionali del Figline un po' ci ho creduto che avrebbe potuto fare il salto, ci speravo. All'epoca erano già dodici-tredici anni che allenavo, tra tutti i ragazzi avuti fino a quel momento Mattia aveva quel qualcosa in più. Che sarebbe arrivato a questi livelli in Serie A non lo avrei immaginato, ma se lo merita. Anzi per le qualità che ha e per il livello dei difensori centrali che ci sono in Italia, dico che è sottovalutato. Ha fatto tanta gavetta: se dalla Serie C è arrivato in Serie A vuol dire che ha avuto un impegno costante.
Negli anni si è affinato, ha fatto il salto anche dal punto di vista fisico. Adesso è nel periodo della maturità, è al top, ma se avrà costanza nel giocare può ancora migliorare; tra l'altro per essere un difensore è ancora giovane». Parentelli in questi anni non ha mai smesso di seguirlo e spesso lo ha incontrato a Rufina, dove il tecnico ha allenato per molti anni: «L'ho rivisto diverse volte, è capitato spesso in paese. È stato a vedere le partite della Rufina insieme ai vecchi compagni e durante le vacanze natalizie spesso si è allenato al campo sportivo. È un ragazzo normale, che sa stare in compagnia e che non ha mai dato pensieri, molto serio, legato alle tradizioni e al paese».
Alla corte di Madame Francini
'La Rufina di Madame Francini conferma lo straordinario momento di forma e dopo la vittoria della settimana scorsa espugna anche il campo di Bagno a Ripoli al termine di una partita giocata con grande arguzia tattica. Squadra molto coperta e pronta a ripartire con quell'incredibile giocatore che risponde al nome di Mattia Bani. [..] Un ragazzo nato con il pallone. Guardarlo vale da solo il prezzo del biglietto. Chiudo la parentesi con un sei gol in tre partite. Può bastare?'. Ecco basterebbe davvero l'incipit di questo articolo di Calciopiù a firma Matteo Tucci per descrivere senza troppi giri di parole Mattia Bani e Franca Francini, l'attuale calciatore del Parma e la sua allenatrice negli anni dei Pulcini dell'Audax Rufina. Un difensore di Serie A e un personaggio storico del calcio mugellano. «Ho visto crescere Mattia, volava su quella fascia e segnava tantissimi gol» racconta Franca Francini. «Era un giocatore di fascia, alla Cuadrado. Lo facevo giocare in quel ruolo perché vedeva bene la porta e segnava molto. Aveva all'incirca dieci anni, ma già all'epoca possedeva tutte le qualità per arrivare. Anche caratterialmente, era un bambino buono e dolce. Mi chiedeva spesso consiglio, ma io gli dicevo: 'Fai tutto quello che ti va di fare perché hai il calcio nel sangue'». Nella squadra a 7 dei Pulcini della Rufina Bani spiccava anche per le sue capacità realizzative. E la tripletta realizzata al Bagno a Ripoli nella stagione 2003/2004 non è un caso: «Segnava praticamente in tutte le partite. Dialogava bene con i compagni, non faceva tutto da solo; era talmente veloce e tecnico che arrivava spesso davanti alla porta».
E segnava. Francini ha allenato Bani per due-tre stagioni alla Rufina, poi è passato alla Fortis Juventus. La storia di Bani è poi cosa nota: Fortis, Pontassieve, Fortis, Figline, Fortis e infine il Genoa: «Lui era bravo ed era molto seguito dalla famiglia, il babbo gli è sempre stato vicino». A Genova il percorso di Bani e di Franca Francini si intreccia di nuovo: nella Primavera rossoblù Mattia viene infatti allenato da Sidio Corradi, vincitore dello Scudetto con il Bologna nella stagione 1963/1964 oltre che zio di Franca Francini: «Juric all'epoca non aveva ancora il patentino da allenatore, così quell'anno fu mio zio ad allenare la Primavera del Genoa. Quella stagione sono andata diverse volte a veder giocare Mattia». Gli anni come allenatrice all'Audax Rufina, ma non solo. È ricco il suo curriculum da allenatrice: «Ho allenato praticamente in tutto il Mugello. Dopo tre anni di calcio femminile, sono stata a Bagno a Ripoli, a Pontassieve, cinque anni a Londa e cinque alla Rufina; poi sono tornata al mio paese, a Dicomano, quindi sono andata a Borgo, Scarperia e infine a Vicchio. Poi purtroppo la pandemia ha interrotto tutto. Solitamente mi hanno sempre assegnato squadre da ricostruire, ma ho visto tanti buoni giocatori in tutte queste stagioni. Nell'anno in cui allenavo la squadra 1993 del Dicomano ho accompagnato due calciatori, Calabri e Sciamacca, ad Ascoli a fare un provino; Sciamacca poi fu chiamato anche dall'Arezzo. Ne ho avuti tanti di ragazzi bravi, poi al giorno d'oggi, si sa, per arrivare spesso ci vogliono anche appoggi e agganci giusti».
La passione per il calcio ha sempre caratterizzato Franca Francini, fin da piccola. «Il calcio mi piace da sempre» racconta «anche da piccola mi piaceva vedere i bambini giocare a pallone e mi divertivo a giocare con loro. Da lì mi sono appassionata». La passione è diventata poi quasi una professione: Franca Francini ha giocato a calcio dal 1967 al 1975, arrivando a indossare anche la maglia della Nazionale. «Ho iniziato nella squadra chiamata Giovani Viola, l'ultimo anno da calciatrice invece sono stata a Bologna: ho giocato quasi dieci anni. A Firenze ci allenavamo al Barco, uscivo di casa con la gonna scozzese perché in un paese all'epoca i pantaloni le donne non li potevano portare. Quando arrivavo a Firenze, subito prima di partire per le trasferte, le mie amiche mi portavano i pantaloni e mi cambiavo. Non potevo mica presentarmi con la gonna! Sembra che il calcio femminile sia cominciato solo pochi anni fa, ma non è così. Nel 1968 ero già in Nazionale, c'era già anche all'epoca e le calciatrici erano brave anche allora. La differenza è che in quegli anni non era riconosciuto dalla Federazione. Negli ultimi anni ci siamo riunite con le calciatrici dell'epoca e siamo andate in Federazione - eravamo in ottanta - per far valere i nostri diritti: il calcio femminile l'abbiamo iniziato noi». Messi da parte gli scarpini ha iniziato il percorso da allenatrice, sempre in zona Mugello: «Mi hanno chiamato in tanti posti, ma non me la son mai sentita di spostarmi troppo lontano. Ho sempre allenato e lavorato, quando uscivo la casa era sempre in ordine». L'amore per il pallone è una passione che condivide con il marito, anche lui allenatore. «La mia è stata una vita di calcio» conclude Francini «la rifarei».
Benedetta Ghelli Calciopiù
Foto
Bani, Audax Rufina Pulcini stagione 2003_2004
Pontassieve Giovanissimi regionali, all. Riccardo Parentelli. Bani è il primo in ginocchio da sinistra.jpg
Fortis Juventus, Bani è il terzo in piedi da sinistra Foto Antonio Badalucco