- Juniores Regionali GIR.C
- Porta Romana
-
2 - 1
- Centro Storico Lebowski
PORTA ROMANA: Gualandi, Morici, Daddi (73' Nardini), Zahovani, Giachi, Manetti, Mehilli (56' Gallini), Moreno, Kacorri, Stoppioni (93' Vecchi), Silvestri (63' Ndiaye). A disp.: Fiani, Galli, Pinzauti. All.: Alessio Gelli.
C.S. LEBOWSKI: Paladini, Bianchi, De Vuono, Palli, Bonini (60' Schiraldi), Pini, Bandinelli, Improta, Minello, Cangemi, Martelli (74' Cherici). A disp.: Eletti, Farsi, Boscia, Messina. All.: Andrea Terreni.
ARBITRO: Guiducci di Firenze.
RETI: 28' Kacorri, 33' Martelli, 87' Stoppioni.
NOTE: ammoniti Palli, Pini, Paladini; Zahovani, Giachi, Manetti, Morici, Ndiaye. Espulsi al 52' Bandinelli e Maneti. Al 12' Paladini para un rigore di Kacorri. Spettatori 250 circa.
Se c'è un qualcosa che nella sua sovraesposizione quotidiana il mondo dello sport stenta ancora a insegnarci in sufficiente misura, e di cui l'ultimo weekend ci ha invece portato almeno un paio di poderose testimonianze, questa è certamente la cultura della sconfitta, intesa come accettazione dell'altrui superiorità o, ancora meglio, come capacità di trarre insegnamento e certezze anche laddove la mancanza del risultato porterebbe invece allo scoramento. Soltanto tre giorni fa è stata Roberta Vinci a proporci un esempio di grande intelligenza, arrendendosi con onore alla maggiore fisicità della sua collega Pennetta durante la finale dello US Open di tennis e, soprattutto, omaggiandola con un applauso e un sorriso alla fine dei due set di gioco. Tutto questo, a poco più di ventiquattr'ore di distanza dall'impresa compiuta contro Serena Williams (il Barcellona del tennis insomma) e da un'improvvisa celebrità che avrebbe potuto benissimo annebbiarne i pensieri e allontanarla da quell'umiltà di fondo sempre mostrata dentro e fuori il rettangolo di gioco. Tutto questo, a poche ore e tanti chilometri di distanza dallo Stadio Buozzi delle Due Strade, casa del Porta Romana, dove la formazione neopromossa del Centro Storico Lebowski aveva appena esordito con un'amara e immeritata sconfitta nella categoria Juniores Regionali, cedendo di misura alla quotata compagine locale e portandoci il primo esempio illuminante di quella cultura dello zero di cui sopra. Senza stare a improvvisare paragoni pindarici tra calcio e tennis, giochi agli antipodi quando si parla di etica sportiva, e soprattutto tra la sconfitta patita in una finale dello Slam e quella dell'esordio in un campionato giovanile, si può però asserire con certezza come questo risultato, giunto a tre minuti dal novantesimo di una partita assolutamente equilibrata, debba essere accolta da Andrea Terreni e dai ragazzi in grigionero con lo stesso sorriso esibito da Roberta Vinci a Flushing Meadows, perché alla vigilia pochi tra gli addetti ai lavori si sarebbero aspettati una gara tanto vibrante, incerta e ricca di contenuti tecnici come quella proposta dalla Cenerentola di stanza a San Donnino e la squadra di Alessio Gelli, che il ruolo da neopromossa lo aveva calzato lo scorso anno con Simone Susini in panchina e che in questo campionato punta invece a fare la voce grossa contendendo a Maliseti e Sestese il podio del campionato. Gioca bene il Porta Romana del giovane tecnico ex Lanciotto Campi Bisenzio, e lo dimostra fin dai primi minuti snocciolando idee calcistiche semplici ma efficacissime, da squadra rodata diremmo se non fosse che i giovani arancioneri, emersi da una consistente scrematura dopo il fastoso mercato estivo, devono ancora conoscersi e imparare a dialogare in campo: solida e ben amalgamata la retroguardia di casa, composta da due terzini rapidi e tecnicamente validi come Morici e Daddi (poliedrico elemento proveniente dalla Cattolica) e da due centrali molto fisici, così come grande fisicità l'ha mostrata il giovane ex Colligiana Kacorri, punto di riferimento offensivo supportato dagli inserimenti di Stoppioni e dei nuovi arrivati Mehilli, saettante e assai svelto di gamba e Silvestri, potenza e fiuto del gol indiscutibili pur se poco esibiti in corsia esterna. La collezione brilla fin dai primi minuti dicevamo, in attesa di Vecchi (solo extra-time per l'ex Olimpia), Schenone e degli altri gioielli rimasti in cassaforte, e lo fa soprattutto per merito di un reparto centrale, quello composto dal confermatissimo Moreno e dal superbo Zahovani, in grado di dettare con saggezza i tempi della manovra e annullare con relativa facilità il pressing esercitato dal folto centrocampo grigionero, dove Palli, Improta e Cangemi si alternano fin dalle prime battute nel compito di tamponare le fonti di gioco arancionere. Il primo squillo verso la porta di Paladini lo porta Silvestri, destro a incrociare da posizione defilata che l'ex ferroviere strozza eccessivamente nel tentativo di trovare il palo lungo, mentre sull'opposto versante è Minello a scaldare il motore eludendo con il fisico (e nonostante il vistoso mismatch) la marcatura di Giachi per poi cercare, dal vertice sinistro dell'area di rigore, un tiro-cross prontamente respinto dal rientrante Morici. Momento clou al 12', quando la retroguardia grigionera commette il primo (e comprensibile) peccato di gioventù del suo campionato facendo rimbalzare un lungo e inoffensivo rinvio di Gualandi, permettendo così al callido Stoppioni di conquistare il pallone al limite dell'area e di guadagnarsi un sacrosanto calcio di rigore: sul dischetto si presenta Kacorri, che tra potenza e precisione sceglie patta lasciando a Paladini un comodo intervento e la gloria per il primo penalty disinnescato di questo girone C. Fragoroso il boato degli oltre cento (su un pubblico totale di poco più del doppio) ultras grigioneri accorsi sulla tribuna laterale del Buozzi per sostenere le giovani leve, e risultato che si mantiene in bilico. Il quarto d'ora successivo all'episodio del rigore è un vero piacere per gli occhi, perché se è vero che nelle due azioni successive il Centro Storico rischia ancora, con Paladini grandioso nel disinnescare una punizione velenosa di Zahovani, col passare dei minuti i ragazzi di Terreni riescono ad alzare considerevolmente il proprio baricentro (specie sugli esterni, dove salgono in cattedra l'ex Scandicci Bandinelli e il frizzante De Vuono) forzando l'errore in palleggio degli arancioneri e costruendo un paio di pericolose palle gol grazie alla coppia, ben assortita nonostante la diversa scuola di provenienza, composta da Minello e Martelli. Il più pericoloso tra i grigioneri si dimostra in ogni caso un difensore, Leonardo Pini da Scandicci, pericolo costante su ogni pallone alto la cui prima zuccata va distante un metro dal clamoroso vantaggio. Dall'altra parte i ragazzi di Gelli continuano a piacersi e piacere, cercando con costanza l'apporto dei centrocampisti e riducendo al minimo le verticalizzazioni alla cieca verso il proprio centravanti, anche a costo di qualche contropiede pungente. Nel calcio si sa, i paradossi fioccano quanto e più delle giocate, e così non sorprende che nonostante la grande mole di gioco prodotta, il vantaggio dei padroni di casa (per nulla immeritato, sia chiaro) arrivi ancora su un lungo lancio proveniente dalle retrovie, e ancora per un errore veniale della coppia centrale grigionera, che manca distanze e tempo per l'intervento in chiusura permettendo a Kacorri di scoccare dal limite dell'area un tiro forte e angolato che rende vano il tuffo di Paladini. Festa grande sulla panchina di Gelli e sulla tribuna centrale del Buozzi, con i ragazzi di casa scatenati fin dalla ripresa del gioco nella ricerca del raddoppio, di nuove trame e nuove gioie. È a questo punto però, e precisamente nella mezz'ora a cavallo tra l'intervallo, che il Centro Storico Lebowski sorprende tutti, forse anche se stesso, rialzando la testa con la rapidità d'un Ercolino e lanciando un chiaro messaggio alle altre contendenti in giro per la regione. Il pareggio, bellissimo, lo firma tre minuti dopo la mezz'ora l'ex Ponte a Greve Martelli, lasciato colpevolmente libero di girarsi sulla trequarti ma davvero splendido nello scoccare una conclusione potente e precisa verso la porta di Gualandi, troppo lontano dalla riga di porta per poter disinnescare il colpo dell'1-1. Gol, esultanza sotto la curva, fumogeni e un coro continuo d'incitamento, gli ultimi dieci minuti del primo tempo vedono gli ospiti assolutamente indemoniati su ogni pallone, ed è questione di centimetri se Bandinelli, in precario equilibrio, non manda in tachicardia la tribuna laterale firmando il sorpasso con un tiro al volo da posizione defilata. Si rientra dalla pausa e la sensazione, netta, è che il copione di gioco possa continuare sulle medesime battute proposte dal primo tempo: né protagonisti né sparring partner, parola a chi se la conquista, con il gioco o con la garra. Al 52' però, la doppia espulsione comminata dal signor Guiducci ai danni di Bandinelli (reo di un intervento scorretto a palla lontana) e Maneti (secondo giallo per proteste) cambia radicalmente le carte in tavola, costringendo gli allenatori ad attingere dalle panchine per rimettere in ordine lo scacchiere e, soprattutto, aumentando metri e possibilità a disposizione delle due squadre: come logico attendersi, entrambi i fattori giocano lentamente a favore dei ragazzi in maglia arancionera, che rinfrancati dai positivi ingressi di Gallini e Ndiaye riconquistano lentamente i metri di gioco a lungo perduti tornando ad affacciarsi con costanza sulla trequarti avversaria. Fondamentale in questa fase, accesa e divertente, l'ascesa qualitativa di Gabriele Bianchi, costretto a spostarsi al centro della difesa per l'infortunio di Bonini e autore di almeno tre interventi, in compartecipazione con il solito Pini, a dir poco fondamentali per mantenere in equilibrio il punteggio. Fondamentale anche Paladini, che tra il 74' e il 79' neutralizza tre conclusioni di Moreno e Zahovani oltre a prodigarsi in un'uscita coraggiosa tra i piedi di Ndiaye. Dall'altra parte Andrea Terreni, uomo di mare, avverte buriana e inserisce Cherici al posto di Martelli, lasciando il solo Minello (non certo un peso massimo) a guerreggiare sul fronte offensivo: ciò nonostante il Lebowski non soltanto ci crede, ma dà anche la sensazione di poter colpire, specie sui calci piazzati dove i tanti centimetri di differenza vengono spesso annullati dall'ottima scelta di tempo mostrata da Pini e Improta (convincente in mezzo alla difesa come in mediana). Partito blaugrana , il Porta Romana finisce mourinhano affidando le proprie speranze di vittoria alle giocate in velocità di Ndiaye e Stoppioni, e proprio il numero dieci arancionero, dopo una gara giocata decisamente a intermittenza, decide di accendersi per l'ultima, decisiva giocata involandosi in contropiede verso il vertice sinistro dell'area grigionera, eludendo l'intervento del rientrante Bianchi prima di scoccare un imprendibile diagonale mancino verso il palo più lontano. Paladini si distende e soffia, ma il pallone va a insaccarsi proprio all'angolino lanciando l'undici di casa verso la sua prima vittoria stagionale, salutata con un applauso convinto dal pubblico presente in tribuna. Più lungo, empatico, decisivo il commiato degli sconfitti dagli affezionati presenti in tribuna, Curva Moana Pozzi certo orgogliosa di quanto espresso sul rettangolo verde dalle giovani leve grigionere. Chiamatela cultura della sconfitta se volete, o se preferite rinnovata convinzione di non essere entrati per caso nel circolo delle grandi Toscane, certo è che la serata del Buozzi ha riservato del buono un po' per tutti.
Calciatoripiù: proprietà tecniche e versatilità le qualità più apprezzate nuovo Porta Romana di Alessio Gelli, un'orchestra sinfonica che prevediamo in grado di suonare melodie vincenti sulla gran parte dei campi toscani. Zahovani rappresenta come detto un eccezionale direttore esecutivo, maestro nello smarcamento così come nella scelta dei tempi di gioco, mentre Morici mette fieno in cascina mostrando polmoni d'acciaio e una buona propensione al gioco d'attacco. Notevole lo sbattimento (oltre alla rete) del gigante Kacorri, mentre Stoppioni si fa perdonare i momenti di apatia con la preziosa e raffinata giocata del 2-1. Nel Centro Storico Lebowski il migliore in campo è De Vuono, polmoni d'acciaio, grinta smisurata e giocate semplici al servizio della squadra. Assai convincente anche la prestazione di Palli, centro di gravità fondamentale per le sorti della sua squadra, così come apprezzabile è stato il lavoro di Cangemi specie in fase di non possesso. Martelli si sbatte e segna un gol da cineteca, mentre Pini sfiora ripetutamente la rete e pecca leggermente in occasione dell'1-0: peccato, altrimenti sarebbe stato da nove in pagella.
To.Ga.
PORTA ROMANA: Gualandi, Morici, Daddi (73' Nardini), Zahovani, Giachi, Manetti, Mehilli (56' Gallini), Moreno, Kacorri, Stoppioni (93' Vecchi), Silvestri (63' Ndiaye). A disp.: Fiani, Galli, Pinzauti. All.: Alessio Gelli.<br >C.S. LEBOWSKI: Paladini, Bianchi, De Vuono, Palli, Bonini (60' Schiraldi), Pini, Bandinelli, Improta, Minello, Cangemi, Martelli (74' Cherici). A disp.: Eletti, Farsi, Boscia, Messina. All.: Andrea Terreni.<br >
ARBITRO: Guiducci di Firenze.<br >
RETI: 28' Kacorri, 33' Martelli, 87' Stoppioni.<br >NOTE: ammoniti Palli, Pini, Paladini; Zahovani, Giachi, Manetti, Morici, Ndiaye. Espulsi al 52' Bandinelli e Maneti. Al 12' Paladini para un rigore di Kacorri. Spettatori 250 circa.
Se c'è un qualcosa che nella sua sovraesposizione quotidiana il mondo dello sport stenta ancora a insegnarci in sufficiente misura, e di cui l'ultimo weekend ci ha invece portato almeno un paio di poderose testimonianze, questa è certamente la cultura della sconfitta, intesa come accettazione dell'altrui superiorità o, ancora meglio, come capacità di trarre insegnamento e certezze anche laddove la mancanza del risultato porterebbe invece allo scoramento. Soltanto tre giorni fa è stata Roberta Vinci a proporci un esempio di grande intelligenza, arrendendosi con onore alla maggiore fisicità della sua collega Pennetta durante la finale dello US Open di tennis e, soprattutto, omaggiandola con un applauso e un sorriso alla fine dei due set di gioco. Tutto questo, a poco più di ventiquattr'ore di distanza dall'impresa compiuta contro Serena Williams (il Barcellona del tennis insomma) e da un'improvvisa celebrità che avrebbe potuto benissimo annebbiarne i pensieri e allontanarla da quell'umiltà di fondo sempre mostrata dentro e fuori il rettangolo di gioco. Tutto questo, a poche ore e tanti chilometri di distanza dallo Stadio Buozzi delle Due Strade, casa del Porta Romana, dove la formazione neopromossa del Centro Storico Lebowski aveva appena esordito con un'amara e immeritata sconfitta nella categoria Juniores Regionali, cedendo di misura alla quotata compagine locale e portandoci il primo esempio illuminante di quella cultura dello zero di cui sopra. Senza stare a improvvisare paragoni pindarici tra calcio e tennis, giochi agli antipodi quando si parla di etica sportiva, e soprattutto tra la sconfitta patita in una finale dello Slam e quella dell'esordio in un campionato giovanile, si può però asserire con certezza come questo risultato, giunto a tre minuti dal novantesimo di una partita assolutamente equilibrata, debba essere accolta da Andrea Terreni e dai ragazzi in grigionero con lo stesso sorriso esibito da Roberta Vinci a Flushing Meadows, perché alla vigilia pochi tra gli addetti ai lavori si sarebbero aspettati una gara tanto vibrante, incerta e ricca di contenuti tecnici come quella proposta dalla Cenerentola di stanza a San Donnino e la squadra di Alessio Gelli, che il ruolo da neopromossa lo aveva calzato lo scorso anno con Simone Susini in panchina e che in questo campionato punta invece a fare la voce grossa contendendo a Maliseti e Sestese il podio del campionato. Gioca bene il Porta Romana del giovane tecnico ex Lanciotto Campi Bisenzio, e lo dimostra fin dai primi minuti snocciolando idee calcistiche semplici ma efficacissime, da squadra rodata diremmo se non fosse che i giovani arancioneri, emersi da una consistente scrematura dopo il fastoso mercato estivo, devono ancora conoscersi e imparare a dialogare in campo: solida e ben amalgamata la retroguardia di casa, composta da due terzini rapidi e tecnicamente validi come Morici e Daddi (poliedrico elemento proveniente dalla Cattolica) e da due centrali molto fisici, così come grande fisicità l'ha mostrata il giovane ex Colligiana Kacorri, punto di riferimento offensivo supportato dagli inserimenti di Stoppioni e dei nuovi arrivati Mehilli, saettante e assai svelto di gamba e Silvestri, potenza e fiuto del gol indiscutibili pur se poco esibiti in corsia esterna. La collezione brilla fin dai primi minuti dicevamo, in attesa di Vecchi (solo extra-time per l'ex Olimpia), Schenone e degli altri gioielli rimasti in cassaforte, e lo fa soprattutto per merito di un reparto centrale, quello composto dal confermatissimo Moreno e dal superbo Zahovani, in grado di dettare con saggezza i tempi della manovra e annullare con relativa facilità il pressing esercitato dal folto centrocampo grigionero, dove Palli, Improta e Cangemi si alternano fin dalle prime battute nel compito di tamponare le fonti di gioco arancionere. Il primo squillo verso la porta di Paladini lo porta Silvestri, destro a incrociare da posizione defilata che l'ex ferroviere strozza eccessivamente nel tentativo di trovare il palo lungo, mentre sull'opposto versante è Minello a scaldare il motore eludendo con il fisico (e nonostante il vistoso mismatch) la marcatura di Giachi per poi cercare, dal vertice sinistro dell'area di rigore, un tiro-cross prontamente respinto dal rientrante Morici. Momento clou al 12', quando la retroguardia grigionera commette il primo (e comprensibile) peccato di gioventù del suo campionato facendo rimbalzare un lungo e inoffensivo rinvio di Gualandi, permettendo così al callido Stoppioni di conquistare il pallone al limite dell'area e di guadagnarsi un sacrosanto calcio di rigore: sul dischetto si presenta Kacorri, che tra potenza e precisione sceglie patta lasciando a Paladini un comodo intervento e la gloria per il primo penalty disinnescato di questo girone C. Fragoroso il boato degli oltre cento (su un pubblico totale di poco più del doppio) ultras grigioneri accorsi sulla tribuna laterale del Buozzi per sostenere le giovani leve, e risultato che si mantiene in bilico. Il quarto d'ora successivo all'episodio del rigore è un vero piacere per gli occhi, perché se è vero che nelle due azioni successive il Centro Storico rischia ancora, con Paladini grandioso nel disinnescare una punizione velenosa di Zahovani, col passare dei minuti i ragazzi di Terreni riescono ad alzare considerevolmente il proprio baricentro (specie sugli esterni, dove salgono in cattedra l'ex Scandicci Bandinelli e il frizzante De Vuono) forzando l'errore in palleggio degli arancioneri e costruendo un paio di pericolose palle gol grazie alla coppia, ben assortita nonostante la diversa scuola di provenienza, composta da Minello e Martelli. Il più pericoloso tra i grigioneri si dimostra in ogni caso un difensore, Leonardo Pini da Scandicci, pericolo costante su ogni pallone alto la cui prima zuccata va distante un metro dal clamoroso vantaggio. Dall'altra parte i ragazzi di Gelli continuano a piacersi e piacere, cercando con costanza l'apporto dei centrocampisti e riducendo al minimo le verticalizzazioni alla cieca verso il proprio centravanti, anche a costo di qualche contropiede pungente. Nel calcio si sa, i paradossi fioccano quanto e più delle giocate, e così non sorprende che nonostante la grande mole di gioco prodotta, il vantaggio dei padroni di casa (per nulla immeritato, sia chiaro) arrivi ancora su un lungo lancio proveniente dalle retrovie, e ancora per un errore veniale della coppia centrale grigionera, che manca distanze e tempo per l'intervento in chiusura permettendo a Kacorri di scoccare dal limite dell'area un tiro forte e angolato che rende vano il tuffo di Paladini. Festa grande sulla panchina di Gelli e sulla tribuna centrale del Buozzi, con i ragazzi di casa scatenati fin dalla ripresa del gioco nella ricerca del raddoppio, di nuove trame e nuove gioie. È a questo punto però, e precisamente nella mezz'ora a cavallo tra l'intervallo, che il Centro Storico Lebowski sorprende tutti, forse anche se stesso, rialzando la testa con la rapidità d'un Ercolino e lanciando un chiaro messaggio alle altre contendenti in giro per la regione. Il pareggio, bellissimo, lo firma tre minuti dopo la mezz'ora l'ex Ponte a Greve Martelli, lasciato colpevolmente libero di girarsi sulla trequarti ma davvero splendido nello scoccare una conclusione potente e precisa verso la porta di Gualandi, troppo lontano dalla riga di porta per poter disinnescare il colpo dell'1-1. Gol, esultanza sotto la curva, fumogeni e un coro continuo d'incitamento, gli ultimi dieci minuti del primo tempo vedono gli ospiti assolutamente indemoniati su ogni pallone, ed è questione di centimetri se Bandinelli, in precario equilibrio, non manda in tachicardia la tribuna laterale firmando il sorpasso con un tiro al volo da posizione defilata. Si rientra dalla pausa e la sensazione, netta, è che il copione di gioco possa continuare sulle medesime battute proposte dal primo tempo: né protagonisti né sparring partner, parola a chi se la conquista, con il gioco o con la garra. Al 52' però, la doppia espulsione comminata dal signor Guiducci ai danni di Bandinelli (reo di un intervento scorretto a palla lontana) e Maneti (secondo giallo per proteste) cambia radicalmente le carte in tavola, costringendo gli allenatori ad attingere dalle panchine per rimettere in ordine lo scacchiere e, soprattutto, aumentando metri e possibilità a disposizione delle due squadre: come logico attendersi, entrambi i fattori giocano lentamente a favore dei ragazzi in maglia arancionera, che rinfrancati dai positivi ingressi di Gallini e Ndiaye riconquistano lentamente i metri di gioco a lungo perduti tornando ad affacciarsi con costanza sulla trequarti avversaria. Fondamentale in questa fase, accesa e divertente, l'ascesa qualitativa di Gabriele Bianchi, costretto a spostarsi al centro della difesa per l'infortunio di Bonini e autore di almeno tre interventi, in compartecipazione con il solito Pini, a dir poco fondamentali per mantenere in equilibrio il punteggio. Fondamentale anche Paladini, che tra il 74' e il 79' neutralizza tre conclusioni di Moreno e Zahovani oltre a prodigarsi in un'uscita coraggiosa tra i piedi di Ndiaye. Dall'altra parte Andrea Terreni, uomo di mare, avverte buriana e inserisce Cherici al posto di Martelli, lasciando il solo Minello (non certo un peso massimo) a guerreggiare sul fronte offensivo: ciò nonostante il Lebowski non soltanto ci crede, ma dà anche la sensazione di poter colpire, specie sui calci piazzati dove i tanti centimetri di differenza vengono spesso annullati dall'ottima scelta di tempo mostrata da Pini e Improta (convincente in mezzo alla difesa come in mediana). Partito blaugrana , il Porta Romana finisce mourinhano affidando le proprie speranze di vittoria alle giocate in velocità di Ndiaye e Stoppioni, e proprio il numero dieci arancionero, dopo una gara giocata decisamente a intermittenza, decide di accendersi per l'ultima, decisiva giocata involandosi in contropiede verso il vertice sinistro dell'area grigionera, eludendo l'intervento del rientrante Bianchi prima di scoccare un imprendibile diagonale mancino verso il palo più lontano. Paladini si distende e soffia, ma il pallone va a insaccarsi proprio all'angolino lanciando l'undici di casa verso la sua prima vittoria stagionale, salutata con un applauso convinto dal pubblico presente in tribuna. Più lungo, empatico, decisivo il commiato degli sconfitti dagli affezionati presenti in tribuna, Curva Moana Pozzi certo orgogliosa di quanto espresso sul rettangolo verde dalle giovani leve grigionere. Chiamatela cultura della sconfitta se volete, o se preferite rinnovata convinzione di non essere entrati per caso nel circolo delle grandi Toscane, certo è che la serata del Buozzi ha riservato del buono un po' per tutti. <br ><b>
Calciatoripiù: </b>proprietà tecniche e versatilità le qualità più apprezzate nuovo Porta Romana di Alessio Gelli, un'orchestra sinfonica che prevediamo in grado di suonare melodie vincenti sulla gran parte dei campi toscani. <b>Zahovani </b>rappresenta come detto un eccezionale direttore esecutivo, maestro nello smarcamento così come nella scelta dei tempi di gioco, mentre <b>Morici </b>mette fieno in cascina mostrando polmoni d'acciaio e una buona propensione al gioco d'attacco. Notevole lo sbattimento (oltre alla rete) del gigante <b>Kacorri</b>, mentre Stoppioni si fa perdonare i momenti di apatia con la preziosa e raffinata giocata del 2-1. Nel Centro Storico Lebowski il migliore in campo è <b>De Vuono</b>, polmoni d'acciaio, grinta smisurata e giocate semplici al servizio della squadra. Assai convincente anche la prestazione di <b>Palli</b>, centro di gravità fondamentale per le sorti della sua squadra, così come apprezzabile è stato il lavoro di <b>Cangemi </b>specie in fase di non possesso. <b>Martelli </b>si sbatte e segna un gol da cineteca, mentre Pini sfiora ripetutamente la rete e pecca leggermente in occasione dell'1-0: peccato, altrimenti sarebbe stato da nove in pagella.
To.Ga.