- Giovanissimi Provinciali
- Virtus Archiano
-
0 - 2
- Arezzo F. Academy
V.ARCHIANO: Checcacci, De Simone, Cresci, Loppi A., Mulinacci, Fontana, Barretta, Loppi R., Cioria, Cianferoni, Riccio. A disp.: Loppi L., Beoni, Ferrini, Fabrizi, De Vincenti. All.: Andrea Terrasi.
AREZZO F.A.: Baldinozzi, Zammuto, Detti, Martini, Pineschi, Biagioni, Squarcia, Caselli, Sereni, Romagnoli, Scarano. A disp.: Purgatori, Bardi, Santamaria, Resti, Rufini, Acquisti, Santini. All.: David Obligis.
ARBITRO: Bandiera di Arezzo.
RETI: 5' Romagnoli, 7' Scarano.
Qual è colui che sognando vede,/ che dopo 'l sogno la passione impressa/ rimane, e l'altro a la mente non riede,/ cotal son io, ché quasi tutta cessa/ mia visione, e ancor mi distilla/ nel core il dolce che nacque da essa. Mi si perdoni questo improprio e abusivo incipit poetico (oltretutto, temerariamente tratto da Dante: Par. XXXIII, 58-63), ma dopo aver vissuto, nei mesi addietro, il sogno di una Virtus Archiano da alta classifica, in grado di lottare alla pari con le favorite del campionato, è giusto adesso rievocarne la visione, non per seppellire quel ricordo sotto l'agra realtà del presente, ma per impedire che quel sogno svanisca definitivamente senza lasciar traccia. A minacciarne la sopravvivenza, infatti, non sono stati certo i due gol della Football Academy aretina, di cui dirò meglio più avanti, bensì i troppi passi falsi che hanno costellato il cammino arancio-verde dalla partita contro la Marzocco in poi, in una progressiva involuzione (di gioco, di risultati, di classifica) capace di toccare il fondo in almeno un paio di occasioni, tra cui Cortona e Subbiano. A nulla, infatti, erano valsi, fino alla partita odierna, i fuochi fatui contro la Tuscar e l'Olmoponte per restituire smalto alla brillante squadra di inizio stagione e fugare così lo spettro di una crisi che i numeri stanno ormai cominciando impietosamente a certificare, in termini di punti, di reti fatte e subite, di vittorie pesanti. Ben più delle statistiche, però, preoccupava il calo di fiducia e autostima che questa serie di prestazioni negative sembrava aver innescato nei giocatori della Virtus, tanto bravi a guadagnarsi la leadership del torneo, quanto impreparati caratterialmente a gestirla, confrontandosi con improvvide emergenze e fisiologici errori di percorso. Eppure, che per cambiare rotta e rimettersi in carreggiata bastasse un semplice colpo d'ala, lo ha dimostrato, paradossalmente, proprio la sfida con l'attrezzatissima Arezzo F.A., la più autorevole antagonista del Bibbiena e forse, a rigor di logica, il peggior avversario possibile per una squadra alla ricerca dell'identità perduta. In effetti, se questa nuova sconfitta non lascia adito a dubbi, confermando il precario stato di salute della squadra di Terrasi, il modo in cui è maturata offre, tuttavia, alcuni confortanti segnali di ripresa, da tenere in debito conto per una più accurata diagnosi. Anziché, allora, limitarci a iscrivere a referto solamente i due gol degli ospiti, giunti, come al solito, nei primi dieci minuti di gioco - e il primo dei quali viziato perfino da un' evidente posizione di off-side dell'attaccante amaranto -, varrebbe piuttosto la pena concentrarci in particolare sulla reazione anche rabbiosa dei padroni di casa, i quali, dopo aver sofferto per quasi tutto il primo tempo, si sono ampiamente riscattati nella ripresa, tenendo saldamente in pugno le redini della gara. Senza voler scendere in tediosissimi dettagli notarili, basterà dire che tra il perfetto pallonetto di De Simone al 34' - provvidenzialmente tolto dall'incrocio dei pali dal bravo Baldinozzi - e la punizione di Riccio nel recupero, sventata ancora una volta da un guizzo dell'estremo difensore aretino, l'asettico taccuino di questo cronista registra un'unica azione pericolosa dell'Arezzo, a fronte di quattro della Virtus. Tra queste, una ghiottissima occasione capitata sui piedi di Riccio, che l'ha però sprecata tirando addosso al portiere, più altre varie incursioni del medesimo attaccante e di Cioria, a cui solo l'imprecisione degli incursori e l'abilità del reparto arretrato avversario non hanno concesso miglior sorte. Se a tutto ciò si aggiunge un'ulteriore, deficitaria direzione di gara - l'ennesima subita dall'Archiano nella stagione in corso -, che, pilatescamente affidata, per insipienza, alla logica del laissez faire, ha rischiato seriamente di compromettere l'incolumità dei 22 giovani calciatori, frustrando, al contempo, ogni legittima speranza di rimonta dei locali (spesso penalizzati, nei vari duelli all'Ok Corral, dalle decisioni dell'arbitro Bandiera), si capirà, dunque, il mio moderato ottimismo, rispetto, per esempio, al derby di una settimana fa. Naturalmente, ciò non significa affatto che l'Arezzo abbia demeritato la vittoria né tantomeno che la Virtus si sia all'improvviso miracolosamente alzata dal suo letto di degenza, dove, al contrario, giace ancora in prognosi riservata. Solo che non aver per nulla sfigurato al cospetto di una pretendente al salto di categoria e, anzi, potersi addirittura rammaricare di qualche episodio a sfavore mi pare, stavolta, da salutare come un buon viatico per il futuro. Ammesso e non concesso che la truppa arancio-verde sappia prendere questa partita alla stregua di un'inattesa iniezione di fiducia e torni a guardare la luna invece del dito. Non per vagheggiare improbabili orizzonti di gloria, ma semplicemente per riprovare a vivere il sogno di un campionato migliore, prima che se ne perda la memoria.
Roberto Mulinacci
V.ARCHIANO: Checcacci, De Simone, Cresci, Loppi A., Mulinacci, Fontana, Barretta, Loppi R., Cioria, Cianferoni, Riccio. A disp.: Loppi L., Beoni, Ferrini, Fabrizi, De Vincenti. All.: Andrea Terrasi.<br >AREZZO F.A.: Baldinozzi, Zammuto, Detti, Martini, Pineschi, Biagioni, Squarcia, Caselli, Sereni, Romagnoli, Scarano. A disp.: Purgatori, Bardi, Santamaria, Resti, Rufini, Acquisti, Santini. All.: David Obligis.<br >
ARBITRO: Bandiera di Arezzo.<br >
RETI: 5' Romagnoli, 7' Scarano.
Qual è colui che sognando vede,/ che dopo 'l sogno la passione impressa/ rimane, e l'altro a la mente non riede,/ cotal son io, ché quasi tutta cessa/ mia visione, e ancor mi distilla/ nel core il dolce che nacque da essa. Mi si perdoni questo improprio e abusivo incipit poetico (oltretutto, temerariamente tratto da Dante: Par. XXXIII, 58-63), ma dopo aver vissuto, nei mesi addietro, il sogno di una Virtus Archiano da alta classifica, in grado di lottare alla pari con le favorite del campionato, è giusto adesso rievocarne la visione, non per seppellire quel ricordo sotto l'agra realtà del presente, ma per impedire che quel sogno svanisca definitivamente senza lasciar traccia. A minacciarne la sopravvivenza, infatti, non sono stati certo i due gol della Football Academy aretina, di cui dirò meglio più avanti, bensì i troppi passi falsi che hanno costellato il cammino arancio-verde dalla partita contro la Marzocco in poi, in una progressiva involuzione (di gioco, di risultati, di classifica) capace di toccare il fondo in almeno un paio di occasioni, tra cui Cortona e Subbiano. A nulla, infatti, erano valsi, fino alla partita odierna, i fuochi fatui contro la Tuscar e l'Olmoponte per restituire smalto alla brillante squadra di inizio stagione e fugare così lo spettro di una crisi che i numeri stanno ormai cominciando impietosamente a certificare, in termini di punti, di reti fatte e subite, di vittorie pesanti. Ben più delle statistiche, però, preoccupava il calo di fiducia e autostima che questa serie di prestazioni negative sembrava aver innescato nei giocatori della Virtus, tanto bravi a guadagnarsi la leadership del torneo, quanto impreparati caratterialmente a gestirla, confrontandosi con improvvide emergenze e fisiologici errori di percorso. Eppure, che per cambiare rotta e rimettersi in carreggiata bastasse un semplice colpo d'ala, lo ha dimostrato, paradossalmente, proprio la sfida con l'attrezzatissima Arezzo F.A., la più autorevole antagonista del Bibbiena e forse, a rigor di logica, il peggior avversario possibile per una squadra alla ricerca dell'identità perduta. In effetti, se questa nuova sconfitta non lascia adito a dubbi, confermando il precario stato di salute della squadra di Terrasi, il modo in cui è maturata offre, tuttavia, alcuni confortanti segnali di ripresa, da tenere in debito conto per una più accurata diagnosi. Anziché, allora, limitarci a iscrivere a referto solamente i due gol degli ospiti, giunti, come al solito, nei primi dieci minuti di gioco - e il primo dei quali viziato perfino da un' evidente posizione di off-side dell'attaccante amaranto -, varrebbe piuttosto la pena concentrarci in particolare sulla reazione anche rabbiosa dei padroni di casa, i quali, dopo aver sofferto per quasi tutto il primo tempo, si sono ampiamente riscattati nella ripresa, tenendo saldamente in pugno le redini della gara. Senza voler scendere in tediosissimi dettagli notarili, basterà dire che tra il perfetto pallonetto di De Simone al 34' - provvidenzialmente tolto dall'incrocio dei pali dal bravo Baldinozzi - e la punizione di Riccio nel recupero, sventata ancora una volta da un guizzo dell'estremo difensore aretino, l'asettico taccuino di questo cronista registra un'unica azione pericolosa dell'Arezzo, a fronte di quattro della Virtus. Tra queste, una ghiottissima occasione capitata sui piedi di Riccio, che l'ha però sprecata tirando addosso al portiere, più altre varie incursioni del medesimo attaccante e di Cioria, a cui solo l'imprecisione degli incursori e l'abilità del reparto arretrato avversario non hanno concesso miglior sorte. Se a tutto ciò si aggiunge un'ulteriore, deficitaria direzione di gara - l'ennesima subita dall'Archiano nella stagione in corso -, che, pilatescamente affidata, per insipienza, alla logica del laissez faire, ha rischiato seriamente di compromettere l'incolumità dei 22 giovani calciatori, frustrando, al contempo, ogni legittima speranza di rimonta dei locali (spesso penalizzati, nei vari duelli all'Ok Corral, dalle decisioni dell'arbitro Bandiera), si capirà, dunque, il mio moderato ottimismo, rispetto, per esempio, al derby di una settimana fa. Naturalmente, ciò non significa affatto che l'Arezzo abbia demeritato la vittoria né tantomeno che la Virtus si sia all'improvviso miracolosamente alzata dal suo letto di degenza, dove, al contrario, giace ancora in prognosi riservata. Solo che non aver per nulla sfigurato al cospetto di una pretendente al salto di categoria e, anzi, potersi addirittura rammaricare di qualche episodio a sfavore mi pare, stavolta, da salutare come un buon viatico per il futuro. Ammesso e non concesso che la truppa arancio-verde sappia prendere questa partita alla stregua di un'inattesa iniezione di fiducia e torni a guardare la luna invece del dito. Non per vagheggiare improbabili orizzonti di gloria, ma semplicemente per riprovare a vivere il sogno di un campionato migliore, prima che se ne perda la memoria.
Roberto Mulinacci