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    Dall'archivio di Calciopiù - C'era una volta Andrea Barzagli nelle giovanili dilettanti

Sempre più su, fin sul tetto del mondo


Testa, intelligenza, caparbietà: Andrea Scarselli, Francesco Sciuto e Paolo Indiani raccontano gli esordi calcistici del difensore (cresciuto come centrocampista) tra Cattolica Virtus e Rondinella Impruneta


Un campione del mondo ma in pochi negli anni Novanta, quando giocava nelle giovanili della Cattolica Virtus e poi nella prima squadra della Rondinella Impruneta, avrebbero scommesso che sarebbe arrivato così in alto. E invece: nel suo palmares ci sono otto Scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe, una Bundesliga, un Mondiale - quello del 2006 - e diversi altri premi individuali. Una lista da stropicciarsi gli occhi, più di un sogno per qualsiasi bambino innamorato del pallone: basterebbero questi premi per descrivere la carriera di Andrea Barzagli, ex difensore della Juventus e della Nazionale. Bravo con i piedi, dotato di una buona visione di gioco (tanto che i suoi esordi calcistici sono prima da centrocampista), ma soprattutto una grande testa. Chi lo ha conosciuto, chi l'ha allenato, chi ci ha giocato insieme non ha dubbi: sono state la sua intelligenza e la sua caparbietà a portarlo così in alto, fin sul tetto d'Italia e del mondo.


Fiorentino classe 1981, Barzagli ha iniziato a giocare a pallone nella scuola calcio della Cattolica Virtus (sì, c'è anche lui nella lunga lista di talenti cresciuti nella società giallorossa). E proprio alla Cattolica Virtus ha completato tutto il percorso delle giovanili. Tra i suoi allenatori c'è stato anche Andrea Scarselli, non un nome a caso quando si parla della società di Soffiano. Una figura storica: dopo aver iniziato nel Firenze Ovest, Scarselli è arrivato alla Cattolica Virtus ricoprendo il ruolo di allenatore e poi di direttore sportivo; adesso «dopo trentacinque anni sono un dirigente e basta». Anche se è difficile accostare quel 'e basta' a una persona che in trentacinque anni ha contribuito a portare in alto il nome della Cattolica Virtus. Nel suo percorso di allenatore sui campi di Soffiano ha conosciuto e guidato anche Andrea Barzagli. «L'ho allenato due-tre stagioni tra Esordienti, Giovanissimi B e Allievi B» racconta Scarselli. In quegli anni il piccolo Barzagli veniva impiegato come «centrocampista e mezza punta, dopo aver iniziato come ala destra. Giocava dal centrocampo in su: era un ragazzino, ma vedeva già il gioco di squadra e faceva da trait d'union tra difesa e attacco. Era un centrocampista tuttofare». Passeranno diversi anni infatti prima di vederlo giocare da difensore: «alla Cattolica ha sempre giocato in mezzo al campo», così come poi nell'esperienza in Serie D e in C2 alla Rondinella Impruneta. Sarà Giuseppe Pillon, suo allenatore alla Pistoiese in Serie B nella stagione 2000/2001 a spostarlo in difesa. Ma torniamo alla Cattolica e agli anni delle giovanili. Barzagli era un buon centrocampista, «aveva un buon tiro e capacità nel colpo di testa, per questo spesso si lanciava in attacco. Ha sempre segnato qualche gol, anche su punizione. Era un divertimento in quegli anni, avevamo delle buone squadre alla Cattolica». Le sue qualità insomma erano indubbie, «giocava sempre, ma non ci sono state squadre professionistiche che l'hanno seguito durante quelle stagioni. È stato una meteora, Andrea è cresciuto poi negli anni». Era difficile dunque ipotizzare che sarebbe arrivato a vincere un Mondiale e tante volte la Serie A: «Che arrivasse così in alto, a livello europeo e mondiale, non me lo sarei aspettato. Anche se è sempre stato un giocatore completo: dava del tu al pallone, era bravo di sinistro, di destro, di testa. È fisicamente che è cresciuto tanto, ed è venuto fuori trovando la sua collocazione». Caratterialmente «era un bambino eccezionale e ligio al dovere» ed è sempre rimasto affezionato ai colori giallorossi: «È venuto a trovarci anche poco tempo fa, è molto legato alla Cattolica».


Un piccolo Pirlo


«Non era quel giocatore che andavi a vederlo e dicevi: 'questo arriverà'. Era bravo, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivato in Serie A e che sarebbe diventato campione del mondo». Andrea Barzagli ha stupito anche Francesco Sciuto, attuale direttore sportivo della Florence e all'epoca allenatore della Cattolica Virtus. «Il merito è tutto suo: è stato bravo a crederci e ha avuto anche la fortuna di trovare sulla sua strada allenatori come Paolo Indiani prima e Giuseppe Pillon poi. Ma ripeto, i meriti sono tutti suoi: con il lavoro è riuscito ad arrivare al massimo. Suo fratello Marco, più grande di lui, giocava nelle giovanili della Fiorentina: sembrava lui il fenomeno della famiglia, ma strada facendo si è perso». Andrea invece è partito più in sordina, ma «ci ha sempre creduto e la sua carriera oggi parla per lui. Spesso i calciatori oltre che per il talento arrivano in alto perché hanno testa e forza di volontà». E queste qualità non sono mai mancate al giovane Barzagli, protagonista con la Cattolica - con Sciuto in panchina - di due ottimi campionati Giovanissimi regionali. «L'ho allenato nella stagione 1994/1995 e 1995/1996: il primo anno arrivammo secondi, l'anno dopo vincemmo il campionato». La Cattolica Virtus chiuse la stagione 1994/1995 a quota 50, cinque lunghezze dietro all'Isolotto, che trionfò nel girone A regionale. L'anno successivo la squadra di Sciuto si aggiudicò invece il girone C: «Furono due buone stagioni, ricordo che perdemmo soltanto due gare e tutte e due al Club Sportivo. Ci sono stati tanti momenti importanti e tante belle partite, l'unico rammarico fu la sconfitta contro il Pisa alle semifinali regionali. Erano gli anni successivi al fallimento, in quella stagione il Pisa disputava i campionati giovanili regionali: nella sfida di ritorno a Pisa vincevamo 2-1, avevamo praticamente la finale in tasca e invece all'ultimo secondo la perdemmo. Purtroppo ci ripresero e il sogno svanì: sarebbe stato un bel premio per tutto il gruppo, sempre molto unito e coeso». Sciuto ricorda Barzagli come «un bambino educatissimo, un bravissimo ragazzo con un potenziale che già allora si intravedeva. Quando arrivai alla Cattolica lui giocava attaccante, pensai che mancasse un centrocampista e così decisi di spostarlo in quel ruolo, da capitano». Da attaccante a centrocampista per finire poi da grande a fare il difensore centrale: «Avevo già visto qualcosa in lui». Barzagli in quegli anni alla Cattolica giocava centrocampista centrale davanti alla difesa nel 4-3-3: «A livello tecnico era già bravino, aveva una buona visione di gioco e un gran tiro. Il lancio da trenta metri ce l'aveva già allora oltre a un gran destro, e segnava anche. Per fare un paragone diciamo che era un piccolo Pirlo, e questo è un grande complimento: aveva sale in zucca, era intelligente e un trascinatore».


L'intelligenza come arma in più


Barzagli rimase alla Cattolica Virtus fino agli Allievi regionali: la stagione 1997/1998 è stata l'ultima con i colori giallorossi. Guidato in panchina da Cosi, giocò un buon campionato, segnando anche dodici reti. Completato il percorso del settore giovanile Barzagli passò poi alla Rondinella Impruneta: chiamato inizialmente per giocare negli Juniores, di fatto non giocò mai in questa categoria. Un po' per caso e anche con un po' di fortuna, entrò direttamente nella rosa della prima squadra e lì rimase per due stagioni, integrandosi e diventando sempre più decisivo. Reduce dal secondo posto nel campionato di Serie D, nella stagione 1998/1999 la Rondinella Impruneta di Paolo Indiani partì con l'obiettivo di vincere il campionato, e ci riuscì. Dagli Allievi regionali alla promozione in C2 in appena dodici mesi: non male come primo anno nei grandi per il diciassettenne Barzagli. «Doveva giocare negli Juniores» racconta Paolo Indiani, oggi tecnico del San Donato Tavarnelle in Serie D, «invece lo portammo in ritiro con la prima squadra: fu un caso, fu aggregato perché eravamo in pochi». Società nuova, compagni più grandi; insomma, immaginiamo che non sia stato un inizio facile per Barzagli: «Veniva dagli Allievi, non aveva mai giocato negli Juniores e soprattutto non era mai stato in una rappresentativa giovanile. Io non sapevo chi fosse, nel suo caso non valeva il classico discorso del tipo: 'la Rondinella ha preso il miglior giovane della zona'». La giovane età avrebbe potuto pesare molto. Ma non solo: «Andrea arrivava in una squadra che aveva l'obiettivo dichiarato di vincere un campionato difficile». Ma Barzagli riuscì ben presto a superare tutto questo, perché «poi alla fine chi merita esce fuori. E lui, arrivando dagli Allievi, fece il titolare in una squadra che aveva l'obiettivo di vincere: non è cosa da poco». No, non è cosa da tutti. Ciò che colpì immediatamente Indiani fu «l'intelligenza senza dubbio, perché capiva subito ciò che proponevamo. Di testa non dico che fosse ai livelli di un calciatore come Marco Baroni, suo compagno di squadra, ma era già bravissimo». Era difficile immaginare la carriera che poi ha avuto Barzagli, con tutti quei trofei in bacheca e il titolo di campione del mondo del 2006. «All'epoca non era ipotizzabile una carriera del genere, non ci avrebbe scommesso nessuno. Si poteva comunque intravedere che sarebbe potuto arrivare, perché aveva una buona struttura fisica e soprattutto perché era forte di testa: questo è un aspetto che difficilmente si può notare a quell'età. L'intelligenza è stata la sua arma in più». Nella Rondinella Impruneta di Indiani il giovane Barzagli giocava da centrocampista, all'occorrenza mediano o mezz'ala. Era una squadra importante: in difesa c'erano Marco Baroni, ex della Fiorentina e campione d'Italia con il Napoli (di Diego Armando Maradona) nella stagione 1989/1990 e Leonardo Semplici, solo per citarne alcuni. «Partimmo in ritiro ed eravamo pochissimi, poi si creò una buona squadra» racconta Indiani. «E alla fine riuscimmo a vincere il campionato. La nostra rivale fu la Sangiovannese»: nel girone E fu un testa a testa fino alla fine. Trionfò la Rondinella Impruneta, che chiuse a quota 74 punti; la Sangiovannese arrivò a 73, appena un punto dietro. «Me la ricordo benissimo quella stagione, fu entusiasmante» ricorda Indiani. E tra i momenti di quel trionfale film ne spicca uno in particolare, una diapositiva che riguarda proprio Barzagli: fu lui infatti a segnare «il gol determinante che ci portò alla vittoria del campionato. Nella penultima giornata eravamo impegnati a Foligno, prima dell'ultima sfida in casa con la Colligiana». Era il 2 maggio 1999, il Foligno passò quasi subito in vantaggio con Benedettino, poi la Rondinella riuscì a ribaltare il risultato pareggiando su rigore con bomber Menegatti e poi portandosi sull'1-2 con Barzagli. «A Foligno, in un clima particolare (la partita si chiuse con la famosa invasione di campo da parte dei tifosi locali, nda), segnò l'1-2 a 15' dalla fine. Fu un gol quasi per caso, me lo ricordo bene: dall'esterno voleva mettere il pallone in mezzo, ma gli uscì una parabola di prima che scavalcò il portiere e finì in rete». Fu un gol fondamentale, poi la domenica successiva il 3-1 interno alla Colligiana sancì il trionfo della Rondinella Impruneta. E di gol fondamentali Barzagli ha continuato a segnarne ancora. Come l'anno successivo in C2, quando la Rondinella guidata da Francesco Buglio riuscì a salvarsi ai play-out contro il Pontedera: all'andata finì 1-0 per la Rondinella, la sfida di ritorno terminò in parità grazie alle reti di Barzagli e Francesco Tavano. L'anno successivo poi Barzagli si trasferì alla Pistoiese in Serie B e l'allenatore Pillon lo arretrò in difesa. Anche per Indiani la svolta è arrivata proprio in quella stagione: il tecnico veneto «fu bravo a a cambiargli ruolo. Ma il merito maggiore è sicuramente di Barzagli. Ricordo che il fratello giocava nella Primavera della Fiorentina: era lui quello di talento, ma alla fine non ha fatto la stessa carriera di Andrea. Ripeto, il suo è proprio il caso in cui la testa ha fatto la differenza». Dopo la Pistoiese ci sono state poi l'Ascoli, il Chievo (con cui ha fatto l'esordio in Serie A nella stagione 2003/2004) e poi il Palermo. Il resto è storia nota (e vincente): il trionfo al Mondiale del 2006, la vittoria in Bundesliga con il Wolfsburg e i tantissimi titoli alla Juventus.


Benedetta Ghelli


Il ricordo di Poggibonsi, le partite in Fiesole, la leggenda Baroni: ecco Barzagli e la Rondinella Impruneta 1998/1999 raccontati dall'ex compagno Antonio Scarlatella


In quella Rondinella Impruneta che nella stagione 1998/1999 scrisse una pagina importante della propria storia, insieme a campioni e calciatori esperti c'erano anche diversi giovani. Andrea Barzagli abbiamo detto, ma anche Carmelo Camilli, Federico Manzini e Antonio Scarlatella. Proprio quest'ultimo, attaccante classe 1980, giocò venticinque partite da titolare in quella stagione segnando quattro reti. Cresciuto nella scuola calcio della Florentia di Mazzoni, Scarlatella è arrivato fino agli Allievi della Fiorentina: «Ci mandarono in blocco a fare gli Allievi professionisti alla Rondinella, quell'anno fui capocannoniere» racconta l'ex attaccante. «A 16 anni Tendi mi fece debuttare in prima squadra nella Rondinella: feci tre presenze e un gol». L'anno dopo ci fu la fusione, nacque la Rondinella Impruneta e l'allenatore per le due successive stagioni - 1997/1998 e 1998/1999 - fu Paolo Indiani. Nel 1999/2000 iniziò il campionato di C2 con la Rondinella ma dopo qualche mese tornò in Serie D al Sangimignano: «Ma fu uno sbaglio, dovevo rimanere alla Rondinella. Quell'anno mi mancò un po' di fortuna e di fatto persi la stagione». Dopo le avventure sempre in D al Camaiore e alla Larcianese, Scarlatella ha giocato in Eccellenza a San Donato e Montemurlo: «Col passare degli anni ho dovuto iniziato a scendere di categoria, perché studiavo e allenarsi tutti i giorni era impossibile». Adesso che le scarpette sono messe da parte, Scarlatella è un dentista e insieme a noi ripercorre la stagione 1998/1999, quando giocò insieme a Barzagli.


Ha giocato un anno e qualche mese con un futuro campione del mondo: che ricordi ha di Barzagli? Che tipo di calciatore era all'epoca?


Si vedeva che fisicamente era un giocatore sopra la media, tecnicamente era bravo, forse un po' lento nei primi metri ma perché era un gigante. Giocava ancora a centrocampo. Ricordo bene la partita di Foligno: l'ultimo gol importante, quello della promozione, lo segnò lui.


Che tipo di compagno di squadra era Barzagli?


Era un giocherellone. All'epoca aveva 17 anni, diciamo che aveva i difetti di un giovane di quell'età. Come tutti. Ricordo che spesso andavamo insieme in Fiesole a vedere la Fiorentina.


Alcuni suoi ex allenatori, pur sottolineando le sue qualità, non avrebbero mai pensato di vederlo arrivare così in alto: è così anche per lei?


Sì, non avrei mai pensato che sarebbe diventato campione del mondo. In quella Rondinella a centrocampo c'era Carmelo Camilli: era tanta roba, a centrocampo spiccava di più lui anche se Barzagli fisicamente si faceva sentire. Camilli era molto promettente, aveva caratteristiche alla Verratti. L'anno dopo venne a giocare con me a San Gimignano, poi andò al Poggibonsi in C2. Ma ben presto decise di smettere: gli piaceva girare il mondo, andò a fare il lavapiatti a Ibiza. Adesso fa il freelance a Roma. Ma all'epoca era lui quello con più prospettive.


Accennava prima alla partita di Foligno alla penultima di campionato e al gol decisivo segnato da Barzagli. Oltre a questo, c'è un momento particolare che ricorda di quella stagione?


Ho un'immagine che mi è rimasta impressa. Inizialmente Indiani non vedeva molto Barzagli e gli preferiva Camilli a centrocampo. Una domenica eravamo a giocare a Poggibonsi - ricordo anche che vincemmo - Camilli si scordò a casa il documento e così non potè giocare. Al suo posto scese in campo Barzagli: giocò una grandissima partita e da allora non uscì più.


Barzagli ma non solo: in quella squadra c'erano anche Marco Baroni, Leonardo Semplici e molti altri buoni calciatori. Che cosa voleva dire questo per un ragazzo giovane com'era lei all'epoca?


Eravamo tutti innamorati di Baroni: aveva giocato con Maradona, era stato capitano del Verona, insomma lo vedevamo come una leggenda. Ricordo che ci raccontava gli aneddoti di quando vinse il campionato a Napoli, era un'emozione indescrivibile. Segnò un gol fondamentale a Rieti su punizione, anche quello fu importante per la promozione in C2. E poi Semplici: ecco, anche lui non sfigurava lì accanto.


Da quella stagione 1998/1999 sono passati ormai più di vent'anni: ha mantenuto i rapporti con Barzagli e gli altri compagni di squadra?


I primi anni sì, poi come spesso succede le strade si sono divise. Con Andrea ci sentivamo tramite degli amici, poi l'ho rivisto l'anno scorso: era a prendere il patentino di allenatore, l'ho salutato volentieri. Ricordo ancora nel 2006, subito dopo la vittoria del Mondiale, quando lo incontrai in centro a Firenze: mi chiamò lui per salutarmi, era rimasto super umile come l'avevo conosciuto.


Benedetta Ghelli Calciopiù


Foto1: Barzagli alla Rondinella con Leonardo Semplici e Marco Baroni, all. Paolo Indiani. Barzagli è il terzo seduto da sinistra, Marco Baroni è il secondo in piedi da sinistra, Leonardo Semplici il quarto in piedi da sinistra


Foto2: Serie D 1998_99, top11 Serie D Calciopiù 4 maggio 1999


Foto3: Giovanissimi regionali 1994_95, partita Cattolica Virtus-Firenze Sud, Calciopiù 20 dicembre 1994


Foto4: Serie D 1998_99, Foligno-Rondinella Impruneta tabellino, Calciopiù 4 maggio 1999


Foto5: Andrea Barzagli capitano della Cattolica Virtus, foto Antonio Badalucco