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    Archivio di Calciopiù - C'era una volta Alessio Cragno nelle giovanili

Il portiere che sapeva anche segnare


Gli esordi alle Sieci (e quel gol nella finale del Torneo Giallorosso), poi la Cattolica Virtus: Claudio Chincoli e Marco Pratesi raccontano gli esordi del numero uno che da Compiobbi è arrivato in Serie A


L'esordio nel mondo del calcio a due passi da casa, alle Sieci, e poi alla Cattolica Virtus, il salto tra i professionisti a Brescia e infine l'affermazione a Cagliari (con due piccole parentesi a Lanciano e Benevento in Serie B): Alessio Cragno, classe 1994 di Compiobbi, ha trovato fortuna lontano da Firenze e dalla Toscana, crescendo anno dopo anno fino a diventare uno dei portieri più apprezzati e affidabili della Serie A. In Sardegna, con i guantoni alle mani, ha trovato la sua consacrazione, vantando già oltre 100 presenze in Serie A sempre con la maglia del Cagliari. Sbirciando nel nostro archivio storico abbiamo ritrovato alcuni articoli dei suoi esordi: all'epoca faceva la categoria Esordienti, ma già si faceva notare tra i pali (e non solo). Ecco dunque gli inizi calcistici di Alessio Cragno, tra Sieci e Cattolica Virtus, raccontati dai suoi primi allenatori Claudio Chincoli e Marco Pratesi.


Parate, ma anche gol


«A inizio stagione alle Sieci si presentarono in blocco nove bambini provenienti dalla stessa classe della scuola elementare di Compiobbi. Dovendo organizzare una minipartita chiesi loro chi volesse giocare in porta e Alessio si fece avanti spontaneamente». Alessio è ovviamente Cragno, colui che racconta è Claudio Chincoli, oggi tecnico degli Allievi B del Fiesole. All'epoca Chincoli allenava una squadra di bambini alle Sieci, e tra quei bambini c'era proprio Alessio Cragno: «Ricordo ancora la sua prima parata su un pallone lanciato alla sua destra». Chincoli ripercorre le due stagioni di Cragno alle Sieci nei primi anni Duemila: «Durante tutto il periodo che è stato alle Sieci confermò una notevole attitudine e disponibilità all'allenamento specifico che svolgeva con l'allenatore dei portieri Sergio Bologni e offrì un elevato rendimento durante le partite: le indecisioni si contano veramente sulle dita di una mano». Grande capacità in porta, ma non solo: «Ricordo di averlo stimolato sia all'uso dei piedi sia a staccarsi dalla porta nello svolgimento del ruolo di portiere. A tal proposito il secondo anno, visto che in organico c'era un secondo portiere, Alessio iniziava le partite in porta, poi nei secondi tempi si spostava in attacco dimostrando anche capacità realizzative. Durante la finale del Torneo Giallorosso alle Sieci realizzò il gol della vittoria con un colpo di testa». Anche grazie ai primi insegnamenti di Chincoli, Cragno è cresciuto di stagione in stagione, confermando le sue ottime qualità nell'esperienza successiva alla Cattolica Virtus e poi tra i professionisti. «Ho avuto occasione di rivederlo in partita» conclude Chincoli «e sono rimasto colpito dall'atteggiamento che assumeva in campo, a conferma delle nostre impressioni: già all'epoca si intravedeva per lui la possibilità di arrivare ad alti livelli».



Quella volta che rifiutò la chiamata della Roma


Dopo due anni alle Sieci sotto la guida di Chincoli, nel 2005 Cragno passa alla Cattolica Virtus. «Conosco Alessio fin da piccolo» racconta Marco Pratesi, allenatore di Cragno nel biennio Esordienti in giallorosso. «Abitavamo entrambi a Compiobbi, è stato a scuola in classe con mia figlia alle elementari e alle medie, erano amici. L'ho visto giocare già prima che arrivasse alla Cattolica: sin da piccolo lo vedevo tirare calci al pallone nel campetto vicino a casa dove eravamo soliti portare i ragazzi per fare un po' di movimento. Già allora mostrava doti importanti. Il padre mi chiamò per chiedermi di portarlo a giocare con me alla Cattolica, io ne fui ben contento. Di fatto fui io a portarlo in giallorosso, anche se era già stato notato proprio dalla Cattolica: Luciano Bresci lo aveva visto giocare e me ne aveva parlato». Insieme a Cragno arriva alla Cattolica anche il compaesano Lorenzo Pinzauti - «anche lui ha fatto il salto nei professionisti, ha giocato tra le altre a Empoli, Pontedera e poi Novara. Compiobbi è un paese prolifico di talenti classe 1994». Arrivato in giallorosso nel 2005, Cragno completa il biennio Esordienti sotto la guida di Pratesi: «Posso solo dire bene di lui. Oltre alle doti tecniche, alla Cattolica si è sempre valutato anche la figura umana: Alessio impersonava il ragazzo modello, era un bambino d'oro e non ha mai creato un problema. Questo l'ha aiutato sicuramente a farsi largo nel mondo professionistico». Cragno è rimasto in giallorosso fino all'età di 16 anni, «fino agli Allievi regionali élite: quell'anno in realtà era in categoria Allievi B ma giocò sempre con il gruppo 1993». Il salto nei professionisti arriva con il Brescia, squadra con la quale poi esordisce in Serie B, ma c'era stata una chiamata ancora prima. Fu la chiamata della Roma, ma rifiutò il trasferimento: «Ebbe un contatto con la Roma per un provino a Trigoria, l'avrebbero preso ma il padre rifiutò: il figlio era ancora piccolo e la scuola andava avanti a tutto. Alessio accettò la decisione del padre, l'anno dopo quando giocava con i più grandi fu notato dal Brescia e di lì a poco si concretizzò il passaggio in biancoazzurro». Non è da tutti rifiutare la chiamata della Roma «molti, io compreso, avrebbero provato. Ma il padre diceva: 'Se uno è bravo lo sarà anche tra qualche anno'. Al giorno d'oggi non è facile sentire un genitore fare un discorso del genere. Lo porto sempre come esempio quando ho a che fare con certi genitori». Insomma, era difficile che non si notasse nonostante la giovane età: «Ricordo la semifinale di un torneo a San Casciano contro il Siena; Alessio parò tre rigori, il ds dei bianconeri rimase colpito da lui, definendolo 'un gatto'. Qualche giorno dopo in sede arrivò la richiesta di un provino con il Siena. Fu chiamato a fare degli allenamenti anche con la Fiorentina, era la stagione 2007/2008, ma poi non fu scelto da Corvino». Esplosività, forza nelle gambe, reattività nella parata: queste sono le caratteristiche che secondo Pratesi spiccavano già all'epoca: «Rispetto ai coetanei sapeva dove sarebbe arrivato il pallone e ci arrivava. Tra l'altro all'epoca gli Esordienti non giocavano con le porte più piccole come adesso ma con quelle di 7,32 per 2,44 metri. Potevi fargli gol tirando sotto la traversa, perché non era molto alto, ma lateralmente le prendeva tutte. Questo è un aspetto che rimarcano gli addetti ai lavori anche oggi: Alessio compensa la mancanza di centimetri con la forza e la rapidità di gambe. Quando giocava lui tra i pali, ero rilassato a vedere la partita: trasmetteva sicurezza e mi dava una tranquillità che non ho mai avuto. Non ho mai visto un ragazzo così». Le qualità già all'epoca erano indiscutibili, a livello caratteriale «era un bambino giocherellone e simpatico. Quando allenavo gli Esordienti B 1994 facevo anche da autista a quattro ragazzi che venivano dalla zona di Firenze Sud, tra cui lui. La sera quando li riportavo a casa dopo l'allenamento trascorrevamo venti minuti tra scherzi e risate. Tutti volevano stare dietro in macchina, Alessio che era di carattere buono, anche troppo buono, era quello che diceva: 'va bene via, ci andrò io davanti vicino al mister'. Gli altri dietro facevano confusione, lui stava più tranquillo seduto vicino a me. Anche se poi alla fine io ero il quinto ragazzo in mezzo a loro». Anche dopo il salto tra i professionisti, Cragno è rimasto legato alla Cattolica ed è tornato diverse volte a trovare la sua vecchia società, «soprattutto in occasione delle finali regionali. Faceva il tifo per i vecchi colori, difficilmente si dimenticano i trascorsi alla Cattolica Virtus: questa società lascia qualcosa che uno si porta dietro tutta la vita. Alessio veniva spesso a salutare i vecchi compagni e per me era un piacere presentarlo alle nuove leve. Quella del 1994 è stata la più bella squadra che ho allenato, sotto tutti i punti di vista, oltre ad essere stata una delle più forti passate alla Cattolica: quel gruppo ha vinto praticamente tutto quello che c'era da vincere, ha dato tante soddisfazioni alla società». E oltre ad Alessio, Pratesi alla Cattolica ha allenato anche il fratello Andrea, lui di ruolo attaccante, nella categoria Giovanissimi B: «Viveva per il gol, se non segnava stava male, è un ragazzo strageneroso ed educatissimo: lui e il fratello sono due ragazzi diversi ma entrambi con valori importanti». Pratesi ha trascorso ventotto anni alla Cattolica Virtus, dal 1990 al 2018, gestendo principalmente il biennio Esordienti, oltre a qualche anno di Giovanissimi B. Adesso da tre anni è allo Sporting Arno, sempre come allenatore degli Esordienti: «Mi sono specializzato in questa categoria, ho sempre allenato gli Esordienti anche per motivi lavoro. Mi piace tentare di insegnare qualcosa ai ragazzi, e questa è l'età migliore». Infine una domanda secca: Cragno è stato il calciatore più forte che ha allenato finora? La risposta non lascia dubbi: «Ho visto tanti ragazzi forti, ma portieri di quel livello no. Ho rivisto qualche caratteristica in qualcuno, ma Alessio era oltre».


Benedetta Ghelli


Foto di Antonio Badalucco