Come sarà la ripresa: la parola alle società
In seguito alla pubblicazione, qualche giorno fa, del Manifesto per la ripartenza del calcio giovanile redatto dal direttore di Calciopiù Alessio Facchini, sono giunte in redazione numerose opinioni e testimonianze di dirigenti delle società sportive toscane. Di seguito riportiamo quelle pervenute fino a sabato scorso (prima della comunicazione del C.R.T. della L.N.D. riguardo alla probabile attivazione del Mutuo di Liquidità per le ASD da parte del Credito Sportivo) e invitiamo dirigenti e addetti ai lavori a scrivere ancora.
REAL PERETOLA
Tutte ottime idee. Aggiungerei altri due temi: politiche che favoriscano la fusione fra società, disincentivazione, attraverso anche accordi di onore fra le società, dei rimborsi spese ai giocatori. A questo proposito vi domando: vi sembra normale che in Prima ma anche in Seconda Categoria girino cifre fino a 1000 euro al mese?
Bagattini - Presidente Real Peretola
CASTELNUOVO GARFAGNANA
Sono d'accordo su tutto. Il problema fondamentale è che nessuno può immaginare quando due squadre potranno tornare a giocare una semplice partita di calcio. Di fronte a questa emergenza purtroppo il calcio passa in .. terzo piano. Spero di sbagliarmi. Che la Pasqua ci liberi da questo incubo quotidiano, che ci porti la speranza di rivedere la gente tornare sui campi da gioco, speranza fondamentale per gli anziani e per i più piccini.
Paolo Lenzi - Presidente UC Castelnuovo Garfagnana
AULLESE
Tutto questo è giusto, ma quando la Federazione toglie i premi di preparazione ai puri settori, c'è poco da sperare...
SAN VINCENZO
Noi ci auguriamo chela classifica faccia fede per il risultato finale, poi è chiaro che aspettiamo il responso della Federazione.
GROSSETO ALTA MAREMMA
Sono d'accordo su quello che proponete, sulle misure che dovremmo affrontare se, e sottolineo se, riprenderemo, ma il vero problema sarà quello economico. Chi ci aiuterà? Lo sponsor? Non credo proprio, se la crisi economica sarà lunga. L'aiuto del nostro volontariato? Mah, dipende da quando potremo riprendere le nostre iniziative. Il Governo? La Federazione? Secondo me il 30 per cento delle società dilettantistiche è destinato a morire, spero per quanto amo il calcio di sbagliarmi. Solo il tempo ci dirà quale sarà il nostro futuro.
Poli - D.S. Grosseto Alta Maremma
ASD GREVIGIANA
La speranza è quella di ripartire il prima possibile, però lo sport dilettantistico e giovanile purtroppo insieme ad eventi tipo concerti, sarà uno degli ultimi comparti a ripartire perché sarà complicato riuscire a mettere in sicurezza gli atleti. Pertanto il mio pensiero era quello di ripartire da dove siamo rimasti perché ad oggi non solo non sappiamo se è quando potremmo terminare i campionati, ma purtroppo non sappiamo nemmeno quando potremmo ripartire.
Per assurdo ci sta di poter ricominciare le attività a novembre, dicembre, gennaio o addirittura oltre, per questo forse sarebbe meglio ripartire da dove siamo rimasti e poi riprogrammare una stagione successiva che potrà essere più corta (ripartendo a novembre potremmo a gennaio riiniziare una stagione più corta e più intensa di eventi), oppure normale ( ripartendo a marzo, avremmo di fatto saltato una stagione intera).
Massimiliano Coppi - Asd Grevigiana
SANROMANESE VALDARNO
L'impressione è che non verrà fatto nulla per le società. Se si pensa che non si può nemmeno andare a gestire un po' l'impianto, annaffiare e tagliare l'erba, dare un'occhiata .. Che problema può creare una persona che, da sola, va a fare quel servizio? Il rischio è che vada tutto in malora e che ai grossi problemi economici si aggiungano anche quelli per risistemare gli impianti sportivi. Ritrovarsi con un impianto abbandonato a sé stesso, sicuramente peserà sulla decisione di una società sportiva sulla possibilità di continuare o meno a fare attività. Il nostro in particolare è un impianto circondato dal verde, che nel periodo estivo va seguito molto nel contenimento dell'erba e questo periodo di abbandono forzato non gli gioverà. Trovo assurdo non tutelare certe cose che non creano nessun rischio alla salute degli altri. Tutto qua. Poi chiaramente se troviamo un mucchio di macerie a livello economico e ci aggiungiamo l'impianto sportivo, la volontà di fare festa sarà sempre più forte. Perchè sicuramente non si potrà chiedere aiuto a nessuno visto che la maggior parte delle aziende avrà bisogno di aiuto. Ma bisogna capire che tutto è importante, anche se per noi è una passione, dietro c'è gente che ci lavora: abbigliamento, negozi, giornali ecc ecc... Per questo ci vorrebbe un po' di buon senso.
CASTELFRANCO S.R.
Speriamo che il Manifesto sia di buon auspicio per un futuro che al momento si prospetta molto duro, specialmente per tutte quelle società che, come la nostra, si reggono sull'appoggio di piccoli contributi da parte delle imprese. Auguro a tutti di lasciarci presto alle spalle questo brutto momento.
POL.SIECI
Siamo ancora nel pieno di una crisi sanitaria drammatica nella quale tante persone hanno perso la vita, ancora purtroppo non si vede la fine, ma si può provare ad immaginare il futuro.
Per tutte le attività umane non sarà più come prima, dovremo inventarci nuove, organizzazioni, modalità, nuove regole. Per lo sport si tratterà di riconsiderare la sua funzione all'interno di una società moderna, riformata dalla crisi, ma con la consapevolezza dell'importantissima funzione sociale che l'attività sportiva ha. Si tratta di superare il modello sportivo novecentesco con la spinta positiva che ha avuto nella promozione sportiva a partire dagli anni settanta del secolo scorso fino agli anni duemila.
Ma la crisi dell'organizzazione sportiva in Italia era già evidente prima dell'evento COVID 19. Nasce da svariate contraddizioni che sono messe in gioco, a partire dall'organizzazione centrale alla quale è delegata la gestione della pratica sportiva il CONI, delle federazioni di cui è riferimento, che per definizione stessa dovrebbe occuparsi dello sport in funzione degli appuntamenti Olimpici.
Ma lo sport negli ultimi decenni ha avuto la possibilità, la capacità, di tenere insieme l'attività agonistica, l'attività ludica, l'attività sociale, l'integrazione nella declinazione più ampia possibile. Il CONI proprio per questo motivo non può essere il riferimento ad una attività cosi complessa, non può delegare agli Enti di Promozione Sportiva parte delle funzioni. Le Associazioni Sportive Dilettantistiche si trovano molto spesso, al confine di questo movimento, a combattere in prima linea, con regole sempre più controverse, richieste più disparate da parte di una società in movimento con esigenze che mutano nel tempo.
Si pensi alle crisi migratorie, agli accessi allo sporto richiesti dalle persone disagiate o disabili. Non è possibile pensare che risposte correttamente organizzate a questo tipo di problematiche possano essere date da associazioni che hanno come spina dorsale persone che si occupano dello sport per passione, per volontariato, in modo disinteressato. Come è possibile che gran parte delle funzioni sociali siano sulle spalle di pochi dirigenti (i presidenti) che ne rispondono con responsabilità civile e penale.
Allo sport è inoltre riconosciuta un'altra funzione importantissima per il corretto stile di vita, non a caso si è creato l'ente Sport e Salute spa .
E' arrivato il momento di dare risposte alle tante richieste che da più parti sono arrivate anche perché l'imminente riforma del terzo settore lo impone.
Per dare una forma organica è necessario che finalmente si riconosca il valore sociale dell'attività motoria e dello sport per tutti, con un confronto profondo sulla cultura sportiva che coinvolga il movimento dal basso, in modo organico per evitare interventi spot.
E' quindi necessario uno scatto in avanti del governo, delle forze politiche, del Coni, Sport e Salute, delle forze sociali, del terzo settore. Lo sport deve essere liberato da lacci e lacciuoli che ne impediscono la reale affermazione sociale. Lo sport popolare non lo si può rinchiudere in una delibera che ne descriva i confini. Lo sport per tutti è libertà di espressione, è affermazione del valore umano prima che della prestazione.
Cosa sarà necessario per ripartire?
Le ASD si troveranno in un angolo, incapaci di rigenerarsi rilanciando l'attività motoria, ricreativa e sociale, potranno ripartire solo saranno agevolate. Fatto salva la riforma che è stata precedentemente descritta si
dovrà mettere in campo un aiuto essenziale, fondamentale per la ricostruzione. Questo non significa creare tante piccole agevolazioni economiche da far cadere a pioggia sulle associazioni. Se ne intuisce facilmente la pericolosità, il controllo estremamente complicato che una decisione del genere avrebbe. Una volta fatta la riforma sarebbe semplice ed opportuno finanziare quelle che adesso sono le Federazioni sportive e le EPS in modo che possano tagliare i costi di affiliazione, d'iscrizione ai campionati. Potrebbe essere finanziate tramite fondi pubblico l'accesso alla medicina sportiva, con agevolazioni riguardanti la certificazione, e tutte quei servizi che sono forniti da enti privati ma che ormai sono diventati uso comune per tutti gli sportivi.
Potrebbero essere agevolati i comuni, sempre tramite la finanza pubblica, in modo che gli accessi alle strutture pubbliche, abbiano un costo praticamente simbolico.
Potrebbe essere organizzato nei comuni, un osservatorio con risorse dedicate in modo che si possa garantire lo sport per tutti, agevolando l'inclusione sociale, delle diverse abilità, dei generi. Potrebbe essere organizzato con una visione di pratica sportiva di base, l'avviamento allo sport per le bambine ed i bambini piccoli, età prescolare e primi anni dell'obbligo, in modo di dare a tutti le basi psicomotorie che poi saranno sviluppate nello sport disciplinare. Per questo utilizzando istruttori sportivi laureati che possono poi essere riferimento all'interno delle ASD come allenatore di una disciplina.
In questo modo si agevolerebbe economicamente le società sportive, togliendole una serie di obblighi economici che sono finanziati tramite quote d'iscrizione e quindi dalle famiglie.
Sarà necessario favorire la riorganizzazione dello sport agevolando le collaborazioni sportive, le fusioni, le riorganizzazioni territoriali. Sarà necessario semplificare il più possibile le normative fiscali, non perché le ASD debbano essere esentate, ma perché se ne agevoli il controllo per chi le gestisce e per chi ne verifica i conti. Si dovrà organizzare un sistema a supporto delle associazioni sportive che possa supportarle nei servizi che vanno dalla tenuta della contabilità, alla manutenzione ordinaria degli impianti, al presidio giornaliero degli impianti. Tutto questo in modo di creare veri posti di lavoro, magari tramite cooperative sociali o di scopo. Sarà opportuno allungare per almeno 5 anni le convenzioni per la gestione degli impianti, in modo che gli investimenti fatti possano essere ammortizzati con più tempo abbassando la rateizzazione mensile.
Si dovrà trovare un sistema per abbassare i costi delle utenze, tramite acquisti di gruppo (consip), agevolando tramite incentivi l'efficientamento degli impianti. Dovrà essere realizzato un sistema di protezione delle persone che assolvono responsabilità di decisione, dando la possibilità di aver riconosciuto un ruolo sociale anche per la responsabilità. Ma soprattutto insieme alla passione occorreranno persone che mettono la loro esperienza, la loro professionalità a disposizione.
Daniele Donnini - Presidente della Polisportiva Sieci Asd